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Bilancio in rosso
Prodi è caduto. Delle promesse fatte all’inizio del
suo governo ben poche ne ha mantenute per quel
che riguarda il mondo della musica. Ad ogni
richiesta, perfino a quella che gli ha rivolto il suo
sottosegretario Dalla Chiesa, ha risposto solitamente che
non ‘c’era trippa per gatti’!, assecondato dall’inflessibile
TPS che ora, nuovamente disoccupato, torna a fare il ‘bamboccione’ fuori corso nella casa di famiglia. Anche
per la legge di riforma dello spettacolo sarà per un’altra
volta. La promessa di Prodi dell’1% del PIL alla cultura,
obiettivo minimo al di sotto di ogni decenza, resta,
appunto, solo una promessa. E Rutelli?
Rutelli un po’ di cose sembra averle fatte. Ma come?
Innanzitutto è riuscito a riportare il FUS, dal 2006 al
2008, ad una cifra di nuovo decente, intorno ai 500
milioni circa di Euro, dopo lo scandaloso e punitivo
taglio dell’omologo di TPS, GT, ora di nuovo in pista. Se
le elezioni daranno la vittoria al centrodestra, speriamo
che GT non sia intenzionato a ridare una mazzata al
mondo dello spettacolo, infestato da quelli di sinistra
(che hanno fatto vincere Prodi nella passata tornata
elettorale).
A Rutelli è parso di risolvere il problema di Spoleto
liberando il festival da Francis Menotti, a meno che
questi, cacciato letteralmente a pedate, non si rifaccia
vivo con carte bollate ed avvocati; ma ha affidato il
festival ad uno che aveva da qualche mese nella lista
delle persone da sistemare e che con la musica,
principale anima del festival, non ha niente da spartire:
Giorgio Ferrara che, per nostra fortuna, ha fatto sapere
che si avvarrà di consulenti; c’è solo da augurarsi che
non se li faccia suggerire, o addirittura indicare da
Rutelli, suo benefattore.
Rutelli passerà alla cronaca ‘rosa’ come il ministro che
ha messo più donne ovunque, nelle istituzioni culturali,
ed anche al Ministero, esattamente come fanno i regimi
che mettono militari anche agli angoli delle strade, dove
qualche volta non sono necessari, ed intasano il traffico a
causa dei curiosi che si fermano a guardarli.
Alla Biennale ha fatto tornare Paolo Baratta (il quale s’è
finalmente pronunciato anche sul direttore della sezione
musica, nominando Luca Francesconi); ha continuato a
tagliare associazioni concertistiche e festival, mandando
avanti, con mano pesante, il suo direttore generale,
Nastasi, ma poi di festival ne ha inventati due, regalando
a ciascuno una ricca dote; la qual cosa ha fatto, in verità,
anche per Spoleto. Anzi per i due nuovi festival ha fatto
anche di più - come abbiamo scritto nel precedente
numero di Music@- ha detto chiaramente cosa questi
festival devono fare, nel silenzio generale, come fosse la
cosa più naturale del mondo.
Non si è dimostrato insensibile al grido di dolore della
sua amica Russo Jervolino, intenzionata a stracciarsi le
vesti per il Teatro San Carlo; subito ha risposto con uno
speciale fondo di dotazione del Ministero attraverso il
quale intende, una decina di milioni oggi, una decina
domani, riempire quella voragine di debiti creati sotto il
sovrintendente Lanza Tomasi, chiamato a Roma, non per
essere processato, ma per far parte della Commissione
che stabilisce l’entità ed i destinatari dei finanziamenti
ministeriali (dello scandalo delle Commissioni centrali
del Ministero, regalo di commiato di Rutelli, parliamo
nell’ultima pagina di questa rivista).
E la Verdi, intendiamo l’ Orchestra Verdi di Milano? Di
quella se ne è, invece, letteralmente fottuto; il problema
dei giovani musicisti italiani non l’ha minimamente
sfiorato; al contrario, avrà forse pensato che tutti devono
fare una gavetta dura, come del resto l’ha fatta lui, per
temprarsi e diventare da grandi sprezzanti del pericolo.
Alla Verdi aveva promesso soldi, ma ancora non li ha
materialmente sganciati; briciole in confronto a ciò che ha
dispensato con i fondi ministeriali ed anche attraverso
Arcus, e con quella pioggia di sovvenzioni approvate al
momento della Finanziaria, esattamente come ai bei tempi
democristiani. Ha fatto carte false per avviare la stagione
della Scala, ma non altrettanto per riconoscere alla Verdi
lo status giuridico che altre, indegnamente e
maramaldescamente, anche di recente si sono viste
riconoscere.
Al San Carlo arriveranno fondi, nonostante i debiti
Enpals, alla Verdi no, a causa anche di quei debiti. Che
saggezza! Anche alla televisione il governo Prodi ha dato
una regolata. Da aprile entra in vigore il Qualitel, un
indice di gradimento ‘di qualità’ ed allora vivremo tutti
felici e contenti!
Cosa ha fatto, infine, questo governo per la scuola? Ci
limitiamo a quella musicale, ma potremmo estendere il
discorso alla scuola in generale ed all’università. L’aveva
in agenda, questo è certo; se non ha fatto nulla è perché
l’hanno fatto cadere prima della naturale conclusione del
suo mandato quinquennale. Ma per nostra fortuna, il
prossimo governo ha già fatto sapere, in risposta alle
nostre attese, che la scuola e l’università saranno fra le
sue priorità. Dunque, nulla da temere! |